Le tecniche di ripresa mutano in base alle caratteristiche del
soggetto da riprendere.
Prima di iniziare, consultiamo sul computer gli oggetti del
profondo cielo che, in quella notte e in quella determinata ora
rientrano nella rosa dei più appetibili: l'ascensione retta,
la declinazione, l'altezza sull'orizzonte, la magnitudine,
l'istante del passaggio al meridiano. Viene quindi stabilito il
corretto tempo di posa e definita la configurazione ottica ottimale
sulla base delle dimensioni, della luminosità e dell'altezza
sull'orizzonte dell'oggetto da riprendere. La condizione ovviamente
imprescindibile perchè si possa dare inizio alla sessione
osservativa, è l'assoluta bontà del
seeing. Il primo intervento, quantunque il nostro telescopio sia in
posizione fissa, è il controllo dello stazionamento alla
Polare con il sistema di Bigourdan: la montatura deve inseguire in
modo quasi perfetto, per almeno 15-20 minuti, intervenendo con le
correzioni il meno possibile. Il bilanciamento di tutto il
complesso ottico deve essere curato al... grammo: se, nel corso
della nottata, viene cambiato il sistema di ripresa -sia esso il
CCD o anche solo per l'aggiunta di un diverso raccordo e/o oculare-
che possa causare anche di poco lo sbilanciamento della montatura,
azzeriamo tutto e ripetiamo lo stazionamento. Se, inoltre, durante
tale operazione spira anche solo un alito di vento, attendiamo
pazientemente che questo si calmi; se il vento non cessa, non ci
dedichiamo neppure alla ripresa. La cura dedicata alla messa a
fuoco del CCD da ripresa può a volte durare anche svariate
decine di minuti. La stella deve presentarsi durante tutta la
sessione di ripresa sempre perfettamente a fuoco. Annotiamo su un
taccuino ogni minima variazione della temperatura, apportando la
variazione necessaria al focheggiatore comandato via computer. Tale
delicatissima operazione viene effettuata durante il tempo di
scaricamento delle immagini: inutile dire che gli occhi sono
letteralmente incollati allo schermo del computer. Certamente il
fatto di operare in due, rende tutto meno faticoso.
Se, a causa del peso posto sul focheggiatore elettrico,
quest'ultimo mostra delle flessioni, altrettanta flessione
(incredibile ma vero) la apportiamo al CCD accoppiato al telescopio
di guida, che viene più o meno estratto dagli anelli di
sostegno. Non
abbiamo mai ripreso, anche con focali da 3500 mm in su, con guide
fuori-asse, ciò anche grazie al fatto che la BRC ha lo
specchio primario bloccato e quindi non soffre del fastidioso
problema di shift dell'immagine, ben evidente, invece, negli
strumenti dotati di messa a fuoco con traslazione dello specchio,
come ad esempio i diffusissimi Schmidt-Cassegrain.
L'inseguimento, anche quando viene usata una focale di ripresa
superiore ai 4 metri, viene sempre effettuato con un rifrattore di
focale compresa tra i 560 e i 700 mm e senza mai l'aggiunta di
alcuna lente di Barlow. Ogni singola posa deve contenere la maggior
quantità possibile di informazioni: motivo per il quale
devono essere dapprima effettuate delle riprese plurime di prova,
che vengono normalizzate, sommate o mediate.
Per quanto riguarda le riprese di calibrazione dell'immagine,
generiamo almeno 2-3 flatfield utilizzando il
chiarore del crepuscolo, mentre i 6-7 darkframe non
vengono mai realizzati con la chiusura dell'otturatore del CCD
(mediante la modalità automatica denominata
Autodark), ma solo con telescopio ben tappato: in base alla
nostra esperienza, infatti solo col secondo sistema si riproduce un
rumore termico perfettamente equivalente a quello della ripresa. Il
CCD deve essere portato, prima della ripresa e previo controllo
della temperatura esterna, alla minima temperatura possibile, senza
tuttavia esagerare, per non causarne la stressatura.
La luminanza è quella a cui dedichiamo la maggiore
attenzione, in quanto rappresenta il canale monocromatico che
fornisce la luminosità e la risoluzione dell'immagine in
quadricromia. Se questa si presenta pressochè perfetta e
dettagliata, il più è ormai fatto.
Per il colore in RGB (rosso, verde e blu), sempre secondo la nostra
esperienza, non è infatti necessario nè un ottimo
seeing, nè un numero di pose eccessivo. A volte ne
basta una per colore.
Dopo aver combinato l'RGB, tenuto separato dalla luminanza, e dopo
essere intervenuti su quest'ultima con eventuali maschere di
contrasto o DDP, le riprese vengono elaborate con MaxIm DL.